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martedì 16 novembre 2010

Apri la porta, apri il tuo cuore!

Molto prima che la chiesa avesse pulpiti, banchi e fonti battesimali, aveva la cucina e la tavola apparecchiata.

“Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore,” (Atti 2,46). “Ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo” (Atti 5,42).

Già una lettura poco attenta del Nuovo Testamento rivela la casa come primo strumento per la chiesa. “Al nostro caro collaborato re Filèmone,. . . e alla comunità che si raduna nella tua casa” (Filemone 1–2). “Salutate Prisca e Aquila. . . salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa.” (Rom 16,3, 5). “Salutate i fratelli di Laodicèa e Ninfa con la comunità che si raduna nella sua casa” (Col. 4,15).

Il primo luogo d’incontro per la chiesa era la casa. Considera la genialità del piano di Dio. La prima generazione di cristiani era un calderone di culture ed origini contrastanti. Almeno quindici diverse nazionalità ascoltarono Pietro predicare il giorno di Pentecoste. I giudei sedevano accanto ai gentili. Gli uomini partecipavano al culto assieme alle donne. Schiavi e padroni accetarono e seguirono Gesù…. insieme!!! Persone con diversa estrazione e culture possono andare d’accordo?

Oggi ci poniamo la stessa domanda. Può una famiglia cristiana vivere una amicizia civile con i mussulmani che vivono nella stessa via? Due persone diverse possono andare d’accordo?

La chiesa primitiva si!! Senza l’aiuto di chiese, edifici, clero o seminari. E ce la fecero grazie alla semplicità del messaggio (la croce) e il più semplice degli strumenti: la casa.

Non tutti si troveranno a servire Dio in una terra straniera, guidare una missione umanitaria, essere volontari alla mensa dei poveri. Ma chi davvero non può essere ospitale? Hai una porta d’ingresso? Una tavola? Delle sedie? Pane e formaggio per un panino? Congratulazioni! Sei risultato idoneo per servire in uno dei ministeri più antichi: l’ospitalità. Puoi vedere il tuo nome tra i ranghi di persone come…….

Abramo. Egli diede da mangiare non agli angeli ma al Signore degli angeli (Gn 18).
Raab, la prostituta. Accolse e nascose nella sua casa le spie e grazie alla sua gentilezza, i suoi cari sopravvissero mentre il suo nome viene ricordato ancora oggi ( Gs 6,22–23; Mt 1,5).
Marta e Maria. Esse aprirono la porta di casa a Gesù e Gesù in cambio, aprì la tomba di Lazzaro per esse (Gv 11,1–45; Lc 10,38–42).
Zaccheo... Invitò Gesù alla sua tavola. E Gesù gli lasciò in dono la salvezza per dirgli “grazie” (Lc 19,1–10).
E che dire del più grande esempio di tutti— quel “tale” di Matteo 26,18? Il giorno prima della sua morte, Gesù disse ai discepoli: “Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”.

Non ti sarebbe piaciuto essere quel tale che aprì la porta a Gesù? La buona notizia è che puoi esserlo. Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Mt 25,40). Quando apri la tua casa e inviti qualche estraneo o qualche fratello in Cristo, tu accogli Gesù stesso.

Ti dirò di più. Qualcosa di estremamente sacro avviene attorno alla tavola apparecchiata che non avrà mai luogo in una grande chiesa. Quando sei tra i banchi infatti, vedi solo le teste di quelli che ti stanno davanti. Attorno alla tavola, invece, vedi l’espressione sul volto di ciascuno. In chiesa una persona parla ma, a tavola, ognuno ha la sua voce. I servizi in chiesa hanno un orario che va rispettato. Attorno alla tavola invece, c’è il tempo per parlare. Per questo io amo la tavola e consiglio una evangelizzazione durante una cena. La messa è il culmine della preghiera cristiana ed è vero. Però….. troppo spesso la gente parla intimamente solo a Gesù ignorando completamente chi siano gli altri commensali. Ma non dovremmo essere chiese comunità? Per tale ragione io definisco la Chiesa come comunità di comunità.

L’ospitalità apre la porta ad una comunione non comune. Non a caso i termini ospitalità ed ospedale provengono dalla stessa radice latina poiché entrambi portano allo stesso risultato: la guarigione. Quando apri la porta a qualcuno, è come se gli mandassi questo messaggio. “tu sei importante per me e per Dio”. Forse tu dici solo: “vieni a trovarmi” ma ciò che il tuo ospite pecepisce è : “io valgo qualcosa!”.

Praticate l'ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. (1Pt 4,9–10)

Padre Celeste, tu mi hai dato così tanto…. Eppure riconosco che talvolta la mia mano rimane chiusa quando incontro i bisogni di qualcuno. Ti prego di aprire sia la mia mano che il mio cuore ,perché impari a sfruttare ogni occasione che mi dai, per praticare l’ospitalità e poter dare. Aiutami a ricordare che quando mostro l’amore, in modo tangibile, ad uno di “questi tuoi” in realtà lo mostro verso la tua persona. E mentre mi aiuti ad aprire il cuore e la mano, ti chiedo anche di aiutarmi ad aprire la porta di casa a quelli che hanno bisogno di assaggiare il tuo amore e la tua bontà. Nel nome di Gesù!